L'Albero incantato

L'Albero incantato

giovedì 30 giugno 2011

Ma siamo proprio così?

Ti sto aspettando, perché so che tornerai a prendermi.

Mi hai messo qui solo per farmi sgranchire un pò le zampe

perché il viaggio che mi hai fatto fare era interminabile.

Poi sei risalito..e..no!

Non puoi esserti dimenticato di me.

Si, sono certo che tra un attimino sarai qui!



Mi siedo sul bordo della strada..

ho paura delle macchine

che passano veloci ma cerco di pensare a te

e ai nostri momenti bellissimi e anche ultimamente

ai tuoi nervosismi verso di me.

Ma sarai stato arrabbiato per altri motivi,

io a te non ho fatto nulla!!



Sono trascorsi 3 giorni e sono ancora qui!

Sto morendo di dolore, di fame, di sete,

di tremenda solitudine.

I miei occhi non vedono più lontano;

seguono ora il battito del mio cuore stanco

che sta lasciandomi per sempre.

Eppure so che tornerai

e resisto in segno della mia fedeltà verso di te,

perché tu non puoi essere cattivo..."


martedì 28 giugno 2011

La Val Aurina

Questa valle laterale della Val Pusteria comprende un territorio di 629 km² e si divide in due regioni: la Val di Tures si estende da Brunico fino a Campo Tures, mentre la Valle Aurina include l’area da Campo Tures fino al confine. Oltre 80 sono i tremila della valle che fanno battere il cuore di chi è appassionato di attività alpine. La vetta più alta della valle è il Picco dei Tre Signori ((3.499 m), famosi sono però anche altri tremila come la Cima di Campo ed il Sasso Nero nelle Alpi dello Zillertal, catena montuosa che si estende a nord.
La valle è anche patria del famoso e conosciuto alpinista Hans Kammerlander, che proprio in quest’ambiente ha imparato ad amare ed apprezzare il mondo delle montagne.
In Valle Aurina si estende il Parco Naturale Vedrette di Ries, che confina con il Parco Nazionale Alti Tauri e le Alpi dello Zillertal. Comprende una superficie di 32 ettari e deve il suo nome all’omonimo gruppo montuoso con le sue cime maestose.
Il lavoro al tombolo e le sculture in legno, come anche il settore minerario sono parte della cultura e le tradizioni della valle. Le maggiori attrazioni sono il centro climatico e le miniere di Predoi, il Museo Minerario nel Granaio di Cadipietra, le cascate di Riva e il Museo Provinciale Etnografico di Teodone. Accompagnateci in un viaggio attraverso una delle valli laterali più estese dell’Alto Adige.

La mia Sardegna

La parte costiera è pianeggiante, relativamente ricca di coltivazioni e di città. La parte collinare e montuosa invece è impenetrabile e in gran parte isolata.
La lingua sarda è a dir poco singolare e conserva ancora il sistema dei casi, scomparso nelle altre regioni italiane con il venire meno della lingua latina, e delle tradizioni legate all'antico mondo pastorale.

Il riconoscimento sancito nella Costituzione del 1948, garantisce alle istituzioni regionali una larga autonomia amministrativa e culturale. Infatti, insieme alla Corsica, l'isola è garante di una millenaria cultura autoctona, con particolari peculiarità linguistiche e etniche, e nel contesto storico e culturale italiano è autenticamente considerata un'area a sè stante.
Situata al centro del Mediterraneo occidentale, messa in evidenza insularità stato il fattore preponderante che ha partecipato a differenziarla dalle altre Regioni d'Italia, anche se, nell'antichità, sussistevano persistenti rapporti commerciali con il continente, maggiormente verso il Lazio e la Toscana.

Le città più importanti sono Cagliari, capoluogo regionale, e Sassari, secondo polo di importanza regionale.
Cagliari (159.312 abitanti) è al centro di un'area metropolitana di 478.000 abitanti, i cui principali centri sono Quartu Sant'Elena, Selargius, Assemini, Monserrato, Sestu .
Sassari, unica altra città a superare i 100.000 abitanti, possiede un'area metropolitana estesa principalmente verso il Golfo dell'Asinara, i cui principali centri sono Alghero, Porto Torres.
Le rimanenti città che svolgono funzione di polarità locale hanno tutte una popolazione compresa tra i 10.000 e circa 50.000 abitanti.
Pi&ùgrave; dell'80% del territorio è montuoso o collinare; per il 67,9% è fatto da altopiani rocciosi e da colline.

Le montagne sono il 13,6% e sono formate da rocce antiche, modellate da un lento processo di erosione. Mostrano forme arrotondate e culminano nella zona centrale dell'Isola con Punta La Marmora, a 1.834 m, nel Massiccio del Gennargentu.Da Nord, si distinguono i Monti di Limbara (1.362 m), i Monti di Alè (1.090 m), il Monte Rasu (1.258 m), il Monte Albo (1.127 m).

Le zone pianeggianti sono il 18,5% del territorio; la pianura più estesa è il Campidano, che divide i rilievi centro settentrionali dai monti dell'Iglesiente, mentre la piana della Nurra si trova nella zona nord-occidentale con la città di Sassari.

I fiumi hanno carattere torrentizio e i più rilevanti sono chiusi da grandi dighe che costruiscono ampi laghi artificiali utilizzati e per irrigare i campi; tra questi il bacino del lago Omodeo, il più grande d'Italia.

Le coste si sviluppano nei golfi dell'Asinara a settentrione, di Orosei a oriente, di Cagliari a meridione e di Oristano a occidente. Per un totale 2.400 km, sono alte, rocciose e con piccole insenature.
Litorali bassi, sabbiosi si scorgono nelle zone meridionali e occidentali. L'isola è circondata da molte isole ed isolette, tra le quali l'isola dell'Asinara, San Pietro, l'isola di Tavolara, l'arcipelago della Maddalena con Caprera.

lunedì 27 giugno 2011

Un occhio nel cielo

La fotografia è un modo di esprimersi
e di vedere il mondo,

di cogliere i particolari

dell' immensa Creazione

che ci circonda.

Spesso mi capita, soprattutto con la macrofotografica,

di esplorare un mondo nascosto fatto di piccoli insetti,

di fiori minuscoli e sconosciuti o di percepire l'anelito e il profumo della vita, immerso nella natura o tra la gente che affolla una via...

La fotografia non è "scattare foto",

ma è percepire i particolari,

interpretare la quotidianità, cogliere attimi speciali,

così come li vede il tuo occhio

attraverso un amico che si chiama "obiettivo";

spesso fermando istanti o particolari che nessuno

avrebbe mai notato.

La fotografia è l'arte del raccontare, anche se stessi, firmando, attraverso una lente, gli aspetti poliedrici del proprio carattere e del modo di interpretare

e vedere la vita.

Una Bella passeggiata in luoghi che non hanno tempo

Sentiero Natura Lago d’Anterselva

Una passeggiata d’autunno intorno al Lago d’Anterselva.

Per giungere al punto di partenza della nostra passeggiata d’autunno percorriamo la Valle Anterselva, passando per il centro biathlon, fino ad arrivare al parcheggio nei pressi della Tiroler Hütte. Un tabellone con tutte le stazioni del sentiero natura indica che il sentiero didattico inizia proprio qui. Decidiamo di percorrere il sentiero in senso orario. Il sentiero natura è stato inaugurato nel 2003, una serie di tabelloni fornisce informazioni interessanti sulla flora e fauna di questo territorio. La roccia, gli alberi, gli uccelli… vari temi vengono approfonditi lungo il sentiero che coinvolge tutti i sensi ed è rivolto a tutte le età.
Il primo tratto si snoda su una passerella in legno e lungo la riva del lago, ogni tanti si può anche scendere direttamente alle sue acque. Cigni si divertono nel lago, in cui si rispecchiano le Vedrette di Ries con le cime già coperte di neve. In salita camminiamo attraverso il bosco, il lago di color verde smeraldo si mostra da una prospettica diversa. Presso la sponda orientale del lago si trova un ristorante con grande prato e parco giochi, ideale per soffermarsi.
Dopo aver preso un bel cappuccino attraversiamo la strada che porta al Passo Stalle e camminiamo, poco più distante del lago, dall’alto le dimensioni del lago sembrano ancora più vaste. La vista sul maestoso Collalto invece ci rimane impedita a causa di nubi.
Tuttavia il sentiero offre numerose attrazioni e punti che attirano lo sguardo. Una serie di tabelloni fornisce informazioni sulle piante e gli animali: chi è la nocciolaia? Quali specie di pesci nuotano nel Lago di Anterselva? Quale pigna appartiene a quale albero? Cosa succede con la natura dopo la caduta di una valanga? Quale funzione hanno le radici? Il sentiero natura da le risposte a queste domande. Istruttivo, non solo per bambini.
Consiglio: Il giro del lago è una camminata molto amata e frequentata soprattutto nei weekend dei mesi estivi, visto che si snoda ad un’altitudine di 1.600 m slm, offrendo un clima fresco. Da consigliare anche in autunno quando nelle acque del lago si rispecchia la natura in mille colori come anche le vette spesso già coperte di neve.

venerdì 24 giugno 2011

I Mercatini Rionali

La bellezza dei luoghi storici di una città come Roma può essere legata a molteplici fattori di carattere puramente storico, grazie agli avvenimenti che li hanno interessati, o magari a fattori di carattere architettonico e culturale legati ad una grande valenza artistica. Ma nel caso dei mercati presenti nei maggiori rioni della capitale, il discorso è un po’ differente, poiché la qualità e la bellezza che li caratterizza sono legati ad una molteplicità di aspetti. I più famosi e da sempre ricordati sono il mercato Testaccio o il Trionfale, ma tutti sono legati ad un’anima forte e coriacea costituita dalla gente, dalla popolazione che li anima e li vivacizza. Recarsi in un mercato rionale di Roma significa entrare in contatto con una ricchezza di sensazioni ed esperienze che pochi altri luoghi sono capaci di offrire. Oltre a spostarci tra i banchi, catturandone i profumi e guardando la merce e i prodotti esposti , possiamo capire che questi sono i luoghi dove più di altri vengono anticipati i mutamenti che la città stessa subisce. Infatti, se è vero che storicamente il mercato è un luogo delle tradizioni dove tutto accade e si muove con ritmi e cadenze precisi, a partire dall’apertura e dallo scarico della merce fino alla presenza di banconisti ultradecennali, è altrettanto vero che al susseguirsi dei cambiamenti che interessano la società nel suo insieme anche su di essi è possibile scorgerne gli effetti. Infatti, gli odori che pervadono l’aria sono ricchissimi e il vociare dei venditori raggiunge sempre livelli da festa di paese, ma è altrettanto vero che di fianco ai banchi della porchetta e della cicoria romana troviamo quelli del kebab e dei prodotti importati dall’oriente. Ormai Roma è una città multi etnica così anche i suoi mercati hanno imparato ad aprirsi alle nuove realtà. D’altronde questa è stata sempre una loro grande capacità, come dimostra la presenza di numerosi e affermati banchi e negozi di prodotti siciliani, calabresi e abruzzesi, espressione del carattere accogliente di questi luoghi e della capacità commerciale della gente che li popola. Inoltre ascoltando i diversi suoni delle varie lingue straniere parlate durante le contrattazioni è bello captare le differenze di sonorità e “colore” con il locale romanesco, la lingua ufficiale dei commercianti storici. Davvero curioso, poi, è notare la specializzazione che certi banchi hanno raggiunto: c’è chi offre tutte le varietà di pomodori o chi, invece, ha preparato una meravigliosa esposizione di prodotti legati all’allevamento delle api. E’ bello vedere come possiamo trovare davvero di tutto.

giovedì 23 giugno 2011

Il comune senso delle cose

Cos'è la guerra? Un conflitto armato che inizia dove finisce la mediazione politica, potrebbe essere la risposta del filosofo. Definizione ineccepibile. Ma se ne afferra davvero l'essenza? No, perché per cogliere fino in fondo cosa sia la guerra ci vuole qualcosa di più. Ci vuole una risonanza emotiva. Sangue e carne. Speranze distrutte a vent'anni. Sacrificio, terrore, tradimento. Ci vuole, cioè, quello che alla massima potenza esprime soltanto uno strumento relativamente recente: il cinema. In altre parole, l'idea platonica di "guerra" assume un significato molto più chiaro in film come Il cacciatore o Tornando a casa che non in pensosi trattati accademici.

Tra i tanti modi di essere del cinema, infatti, c'è proprio quello di offrire una verifica empirica alle conquiste del pensiero, ai problemi filosofici che hanno attraversato nei secoli l'umanità. E' con questa intuizione che il filosofo argentino Julio Cabrera propone Da Aristotele a Spielberg (Bruno Mondadori), una cavalcata attraverso 2.500 anni di filosofia e un secolo di cinema.

Filosoficamente, spiega Cabrera, il cinema è "concettimmagine", qualcosa cioè che si oppone, per ampliarlo, al "concettidea" del testo scritto. Detta in parole più semplici, il cinema è un mettersi in cammino verso una direzione dedotta "alla buona", indicata dalla nostra bussola con approssimazione, ma senza che si debba per questo svalutarla rispetto ai tracciati ufficiali. Anzi. E così, mentre la filosofia tende spesso a sottomettere la vita a istanze organizzatrici, riparatrici, giustificative o cosmetiche, il cinema fa da antenna all'esperienza. Che, il più delle volte, è demoniaca, fuori controllo, sconcertante. Ma vera.

Da questa premessa anche il pensiero dei grandi filosofi sembra assumere valenze nuove. Si trasforma, in qualche modo, sotto i colpi della pellicola. Il soprannaturale di San Tommaso, per esempio: Cabrera lo legge attraverso Rosemary's Baby di Roman Polanski. Esiste la prova dell'esistenza divina? Certo, sembra rispondere il film, che racconta la consegna di un neonato a una setta satanica. Ma, come la maggior parte delle pellicole, il trascendente è espresso con maggiore forza nella sua forma negativa, quella diabolica.

Argomentazione teorica stringente che si sposa con l'esperienza vissuta sulla pelle dallo spettatore. Anche quando questo non è d'accordo con l'analisi del filosofo o del regista, osserva Cabrera, ciò che conta è il piacere di una rivelazione che di rado il ragionamento scritto riesce a offrire. Tutti i più importanti nodi della storia della filosofia, da Platone a Wittgenstein, sono visitati nel libro con la lente dello studioso-cinefilo. Ecco allora Aristotele, la cui teoria della verosimiglianza nella Poetica è messa a confronto con un film neorealista come Ladri di biciclette: può l'arte riprodurre la realtà del mondo in quanto tale? "Lo spettatore - si legge nel libro - non vuole la verità, ma il possibile, il verosimile, ciò che può riuscire a credere. Vogliamo essere sì ingannati, ma con qualcosa che assomigli alla verità. Che spesso non possiede questo requisito". E secondo Cabrera, anche il film di De Sica, malgrado il pedinamento realistico dei protagonisti, non sfugge a questa sapiente manipolazione artistica.

Il rapporto dell'uomo con la natura, descritto dai presocratici e da Francesco Bacone, è rappresentato invece da film come Lo squalo e Jurassic Park di Steven Spielberg. Cosa succede quando le ineludibili necessità animali vengono ignorate?

Acute poi le osservazioni su Cartesio, filosofo e matematico che attraverso il dubbio esprimeva il massimo anelito alla ricerca di una verità assoluta. A seconda del film che Cabrera analizza, il pensiero cartesiano genera nuove domande: ecco allora Blow-up di Antonioni (si può credere a tutto quello che si vede?), La finestra sul cortile di Hitchcock (come catturare un assassino trascurando Descartes), Istantanee di Jocelyn Moorhouse (esiste una prova morale dell'esistenza del mondo?).

Pulp fiction, con la sua struttura temporale ambigua, sembra invece mandare in frantumi i principi della causalità dell'empirismo di Locke e Hume: il succedersi degli eventi secondo un rigoroso legame tra cause ed effetti, visto il film di Tarantino, diventa un concetto molto più elastico. E ancora, il rapporto tra teoria e prassi studiato da Kant rivive negli esempi dell'Attimo fuggente di Weir e di Un uomo per tutte le stagioni di Zinnemann. L'idea del tempo di Hegel trova conferme di diverso tipo in Paris, Texas di Wenders (la riconciliazione hegeliana di una famiglia distrutta) e in L'impero del sole di Spielberg (il perdersi per ritrovarsi). Il valore della vita si esalta con Viridiana di Buñuel (lo Schopenhauer del cinema) e La vita è meravigliosa di Capra (l'ottimista a oltranza).

La carrellata di domande filosofiche prosegue: in politica si può rimanere obiettivi (Marx contro Costa-Gavras e Oliver Stone)? Che rapporto c'è tra eroismo e violenza (Nietzsche contro Clint Eastwood)? Cosa sono l'essere e la condizione umana (Heidegger contro Antonioni e Anderson)? C'è un legame tra libertà e morte (Sartre e Thelma & Louise)? Si chiude con Wittgenstein, dal cui repertorio di citazioni Cabrera adatta una bella metafora per spiegare la poetica di John Ford: "Ciò che non può essere detto, un film di cowboy può benissimo riuscire a mostrarlo

Piccoli Pensieri Filosofici

Estetica, etica, fisica e metafisica, gnoseologia, logica, dialettica, fenomenologia. Perdendomi nei meandri del sapere, nei corridoi delle librerie fisiche e virtuali, sfogliando pagine di libri e volumi, ho scoperto pensieri antichi ma ancora attuali o modernizzabili - illuminanti, risolutivi, spiazzanti, anche fuorvianti. Sono i pensieri dei filosofi occidentali che ordinano il mondo in un sistema e che in questo periodo vengono divulgati e adattati editori, studiosi o amanti di filosofia (da Alain De Botton a Luciano De Crescenzo) in funzione e ad uso del nostro tempo. E poi ci sono le idee creative di scrittori o registi-umoristi, che scelgono un sistema filosofico per farne la struttura o la base di alcune loro storie.

Partiamo dalla fine. Sembra una tendenza nuova, ma forse non lo è: alcuni romanzieri, considerati veri talenti narrativi, hanno scritto negli ultimi quarant’anni (solo per interessarci del periodo più vicino a noi), racconti o romanzi in cui il pensiero di un filosofo occidentale o il linguaggio filosofico sono la chiave d’interpretazione dell’intreccio, dell’enigma da scoprire. Le idee di Wittgenstein, di Socrate, o di Hegel costituiscono il tema della storia, approfondito in tutte le sue varianti, personificato da attanti che si scervellano, e che diventano veicoli di divulgazione filosofica, ironici, seri o divertiti. Il lettore, incuriosito, se ancora non conosceva il pensiero del filosofo trattato in quella storia, si fionderà ad approfondire

L'Emozione dei ricordi

I ricordi memorizzati con gli odori sono quelli più lucidi, più ricchi di particolari. Anche la mia distrattissima mente è in grado quasi di rivedere mio padre che preparava la colazione, quando percepisce un odore forte di caffè. Ricordo la luce del sole che entrava nella cucina, ricordo l'emozione e la sensazione di benessere.
Ad esempio, l'odore del mare, il profumo di salsedine, mi ricorda casa mia e la mia infanzia. E quando sento l'odore di alcune siepi, mi ritorna in mente la strada che facevo con mia madre, allora giovanissima, per andare in spiaggia, in estate. Facevamo un lungo tratto a piedi, con paletta, secchiello ed un mulinello, di quelli che girano con la sabbia.

Possiamo anche affermare che il profumo che accompagna situazioni che toccano il cuore aiuta a memorizzarne il ricordo ed allo stesso tempo, a richiamarne le sensazioni quando quella fragranza si ripresenta ai nostri sensi.
Quando sono in viaggio, provo delle bellissime emozioni e sto sempre molto attento agli odori. Cerco di ritrovare quella parte selvatica del mio essere, per cercare di vivere un'esperienza sensoriale totale. Nel luogo dove mi trovo, voglio vedere, sentire, respirare. Immergermi totalmente nella cultura e nel posto.
Io penso che anche questo sia il motivo per cui molte persone, quando vanno in un posto, devono forzatamente assaporare la cucina locale. E' un po' quella ricerca della nostra natura selvaggia, che ci permette di assaporare la nostra esperienza in modo tridimensionale.
Nella nostra memoria, c'è un'area in cui ci sono gli odori e, legati, emozioni e ricordi, come fosse un album di ricordi a più dimensioni. Se la memoria ognitanto vacilla, quella parte di essa è una delle poche certezze.